
Il giorno sabato 26 aprile 2025 una poesia di Gabriella Cinti dal titolo “Da caos a caos”, tratta dalla raccolta “La lingua del sorriso. Poema da viaggio”, Prometheus Editrice, 2020, è stata pubblicata sulla rubrica settimanale on line controVerso, accompagnata da una intensa recensione.
https://buonasera24.it/news/controverso/888495/poesia-del-giorno.html
Eccone il testo:
DA CAOS A CAOS
di GABRIELLA CINTI
L’incontro era già nell’Alto,
confusi primordi dell’essere,
noi indistinti portatori di intento.
Nel momento esploso della collisione,
capiremo il senso del riconoscersi,
la fiammella dal caos al caos,
materia anima significato.
Eravamo nubi di spore vaganti
pellegrini dei sistemi solari,
intermittenza di sorrisi stellari.
Io ero un ramo del tuo pensiero,
la fronte coraggiosa della tua chimera,
i giochi dell’ombra,
l’arcano del gioco astrale.
Nel transito d’abisso,
tra le intenzioni incenerite,
si dissemina informe
la storia delle nostre pupille,
il palpito invisibile disincarnato,
la Rosa di sangue precipitata nel buio.
E ora, tra pareti d’inverno,
tra araldi di gru, alati pentagrammi
a bordo del nulla,
dipingo quel lontano soffio,
le convergenze, le frecce
e il ricordo della luce.
Strappata dal tutto,
incommensurabile esilio,
vedo, ai lati del tempo,
sovrumana Dimora,
La Risposta di tutte le vite,
l’ultima Domanda d’amore,
infine esaudita.

Ed ecco la recensione:
Recensione di Gian Carlo Lisi
Un viaggio lirico che attraversa l’origine e la fine, l’informe e la rivelazione. È un testo che non si limita a narrare, ma piuttosto suggerisce, lasciando al lettore la sensazione di trovarsi dinanzi a una visione, come se ogni verso fosse parte di una cosmologia intima e mitopoietica.
L’autrice intreccia immagini che oscillano tra l’infinitamente grande e l’infinitamente personale: spore, sistemi solari, pupille, ombre, pentagrammi. Ogni parola sembra appartenere a una grammatica dell’universo, dove la materia e il sentimento coesistono in una tensione costante. L’incipit evoca una preesistenza, un’origine collocata in una dimensione metafisica, mentre il finale si apre a un’esistenza superiore, definita come “sovrumana Dimora”, in cui si compie l’“ultima Domanda d’amore”.
La forza della poesia sta nella capacità di rendere il mistero con parole che non pretendono di spiegarlo. La struttura procede per affondi e risalite, come onde che portano alla deriva e poi riportano alla riva di una comprensione che non è mai piena, ma acutamente desiderata. Si percepisce una tensione costante verso l’altro, un tu che è riflesso, compagno astrale, enigma.
“La Rosa di sangue precipitata nel buio” è forse l’immagine più densa del componimento: un simbolo di bellezza ferita, un frammento che trattiene la memoria della luce pur nel crollo. Il tempo non è lineare, ma trasversale, e la memoria appare come un gesto creativo, un atto di pittura sull’assenza.
Gabriella Cinti compone un poema visionario, che si muove tra cosmologia e interiorità, senza indulgere in sentimentalismi, ma anzi cercando in ogni verso un punto di contatto con ciò che ci trascende. Una poesia che si apre e si richiude come un respiro antico, lasciando nel lettore la traccia di una domanda ancora viva.